Chi sono i tatari di Crimea e cosa vogliono oggi

Crisi globale

di Petr Bologov, Lenta.ru, 10 marzo 2014

In Crimea oggi sono in gioco anche i destini dei tatari. Questo articolo ne descrive brevemente la tragica storia e ci informa sulle loro posizioni nel contesto dell’attuale crisi nella penisola.

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Marina Lewycka: l’Ucraina e l’occidente

[Questo articolo della scrittrice inglese di origine ucraina Maria Lewycka è stato pubblicato dal Guardian il 10 marzo scorso. Secondo me spiega chiaramente cosa sta succedendo in Ucraina, e merita di essere reso accessibile a un pubblico non anglofono. Ovviamente questa pubblicazione non è a scopo di lucro e non vuole danneggiare in nessun modo la signora Lewycka o il Guardian. Inoltre, traduco per passione, non per mestiere, e mi assumo quindi la responsabilità per eventuali errori. Invito chi legge a gioire dell’articolo originale, scritto davvero benissimo, nonché dei romanzi di Maria Lewycka.]

Scontri pubblici tra Ucraini e Russi nella piazza centrale di Sebastopoli. Ucraini che protestano per le interferenze russe; abitanti russi della Crimea che chiedono la restituzione di Sebastopoli alla Russia, e che il parlamento riconosca il russo come lingua ufficiale. Deputati ucraini chiusi fuori dagli edifici governativi; un ‘centro di informazione’ russo inaugurato a Sebastopoli. Appelli, da parte del ministro della difesa ucraino, per l’annullamento dell’accordo che divide la flotta sul Mar Nero tra navi ucraine e navi russe: una mossa definita come ‘provocazione politica’ dai parlamentari russi. Il presidium del parlamento della Crimea annuncia un referendum sull’indipendenza della penisola, e la Russia dichiara di essere pronta a supervisionarne lo svolgimento. Uno dei capi della Società Russa in Crimea minaccia l’ammutinamento armato e la creazione di un’amministrazione russa a Sebastopoli. Un alto esponente della marina russa accusa l’Ucraina di aver riconvertito alcune delle navi sul Mar Nero, e di aver condotto attacchi armati contro il proprio personale. Minaccia di alzare il livello di allerta dell’intera flotta. Il conflitto precipita: terrorismo, attacchi incendiari, omicidi.

Uno scenario famigliare? Sono avvenimenti del 1993, ma si tratta di cose che si ripetono, in questa o quell’altra forma, fin dal quattordicesimo secolo.

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Invece di sputacchiare nei propri microfoni con ipocrita frenesia, i leader degli Stati Uniti e dell’UE dovrebbero studiarsi la storia di questa regione dall’equilibrio instabile. Potrebbero imparare che la Crimea ha una lunga tradizione di conflitti tra le proprie comunità ucraine, russe e tatare, e che ha cambiato giurisdizione diverse volte, passando dall’Impero Ottomano, alla Russia, fino ad essere una nazione indipendente. L’ultima incursione del governo inglese risale al periodo 1853-1856 e si è risolto in un disastro. Anche questa volta, l’intervento occidentale è stato stupido e incapace, e ha raggiunto livelli di ipocrisia davvero vergognosi.

Meno di un mese fa, una violenta insurrezione nelle strade di Kiev contro un governo democraticamente eletto è stata accolta in Occidente come una rivolta del ‘popolo ucraino’ che preferiva avvicinarsi all’ovest e voleva allentare i propri legami con la Russia. Chiunque può capire, se solo ci riflette un attimo, che una caratterizzazione così semplicistica del ‘popolo ucraino’ è incredibilmente ingenua, ma quando i giornalisti cercano lo scoop e i politici vogliono esprimere la loro opinione a tutti i costi, nessuno si ferma a riflettere. Riflettere è pericoloso: ti porta a vedere le cose dal punto di visto dell’altra persona.

L’unica cosa che sappiamo di sicuro? Non sappiamo cosa stia succedendo. La situazione è opaca e instabile. Ma questo non impedisce ai politici occidentali di addentrarvisi senza esitazione. Non sappiamo esattamente chi siano i protagonisti, ma vogliamo comunque definire dei ‘buoni’ e dei ‘cattivi’ ad ogni costo.

Quando a Kiev la situazione ha cominciato a peggiorare, e dei manifestanti armati (alcuni dei quali ostentavano simboli fascisti) hanno preso il controllo di edifici governativi, la polizia è passata alle maniere forti, e dei cecchini hanno preso di mira chiunque si trovasse per strada, poliziotto o manifestante che fosse. Ma chi erano esattamente questi cecchini? Il Ministro degli Esteri estone, Urmas Paet, che non è un alleato di Mosca, ha espresso l’opinione che si trattasse di manifestanti anti-governativi. “Accipicchia,” è stato il commento di Lady Ashton (Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE), diffuso a tradimento.

Per solo un istante, le acque si sono poi calmate, ed è stata negoziata una tregua (con l’aiuto della Polonia, la Germania e la Francia) sostenuta dagli USA, dalla Russia e dai manifestanti ucraini: tutti, infatti avevano capito che le cose si erano spinte troppo oltre. L’accordo prevedeva un ritorno verso la vecchia costituzione, e la tenuta di nuove elezioni. Che sollievo!

Questo compromesso, però, è stato sabotato quasi immediatamente dalla frangia estremista dei manifestanti – che include degli elementi di estrema destra, molto inquietanti e ora de facto parte del nuovo governo. Queste persone hanno perseverato nell’occupazione degli edifici governativi e si sono impadronite del potere, rendendo futile lo svolgimento delle elezioni. Ma non preoccupatevi, va tutto bene, non si tratta di un colpo di stato perché sono filo-occidentali. I Russi si sono preoccupati, e il Ministro degli Interni si è chiesto apertamente quale fosse lo scopo di un negoziato se i termini non venivano rispettati.

Quasi in risposta a questa domanda, il presidente Viktor Yanukovych si è dimesso. Momenti di vittorioso giubilo. Né l’UE né gli Stati Uniti si sono preoccupati di difendere un accordo che avevano contribuito a negoziare. Yanukovych e i suoi guadagni illeciti sono spariti; Yulia Tymoshenko e i suoi guadagni illeciti sono stati rilasciati dal carcere (ma, in questo caso, va tutto bene, perché lei è filo-occidentale).

Prendiamo fiato un attimo prima della crisi seguente e ricordiamo che Yanukoych, anche se si è arricchito in modo grottesco, era stato eletto democraticamente, cosa che non è avvenuta con questo nuovo governo. Ma non dovremmo dispiacerci troppo per lui: a quanto pare ha rubato milardi e li ha piazzati all’estero (sicuramente in qualche paradiso fiscale amministrato da un paese occidentale), e ora questi soldi sono ben protetti dai nostri esperti finanziari.

Ma la storia non finisce qui. Sfortunatamente, qualche membro del nuovo governo ucraino decide di mostrare i muscoli, e la lingua russa perde il suo statuto ufficiale nel paese. Fortunatamente, qualcun altro ragiona in modo più lucido, e questa decisione viene annullata. Ma se foste cittadini russi in Ucraina, non sareste preoccupati? Non cerchereste alleati? Il 60% della popolazione della Crimea è russo. E all’improvviso ecco che arrivano dei soldati russi in Crimea. È un tentativo di annessione? Una missione di salvataggio? Dipende dal punto di vista. C’è qualche prova che dietro la decisione della Crimea di separarsi dall’Ucraina ci sia l’influenza russa, o si tratta invece di una decisione autonoma, come quella, analoga, del 1993? La flotta russa sul Mar Nero è ormeggiata a un territorio controllato da forze anti-russe. E (se crediamo ai pettegolezzi) la NATO sta cercando un nuovo parcheggio per i propri missili balistici intercontinentali. Ma non c’è problema, no?, perché la NATO è dalla nostra parte.

Non sono una sostenitrice di Putin, che, secondo me, è un tiranno odioso e anti-democratico con qualche problema di autostima. Ma l’UE e gli USA hanno giocato il suo sporco gioco. La sua popolarità è cresciuta enormemente, perché ha fatto esattamente quello che un leader dovrebbe fare: ha sostenuto gli interessi del suo popolo. I governi occidentali permetterebbero ai propri nemici di impadronirsi delle proprie flotte? Spero di no – anche se, visto il livello di incompetenza che hanno dimostrato finora, tutto è possibile. E cosa farebbero i governi occidentali se venissero posizionati dei missili a pochi chilometri dalle proprie coste? Quando Kennedy si è occupato della crisi cubana, è stato trattato come un eroe. E lo stesso sta avvenendo con Putin a causa della Crimea. Che le minacce siano reali o meno non è nemmeno rilevante, a questo punto.

La penisola della Crimea è stata governata dalla Russia per secoli, finché Nikita Khrushchev l’ha regalata all’Ucraina nel 1954, un gesto molto poco apprezzato in Russia (alcuni insistono che Khrushchev fosse ubriaco). La maggior parte dei Russi, e, a quanto sembra, la maggior parte degli abitanti della Crimea, vorrebbero che questa provincia tornasse sotto il controllo russo. E Putin si è anche tolto il peso del problema economico ucraino. Infatti, la Russia aveva accettato di salvare il paese, ma ora questi costi saranno pagati dai contribuenti europei. E l’adesione all’UE? Questo era uno degli obbiettivi dei manifestanti di Maidan, ma l’UE non ne hai mai parlato.

Tutto questo mi rende molto triste, perché l’Ucraina è un paese meraviglioso, e gli Ucraini sono intelligenti, intraprendenti e generosi. Sono persone che lavorano duro, vivono al massimo e sanno divertirsi. Meritano di meglio di questo – fare la parte dei pedoni sulla cinica scacchiera della politica delle sfere di influenza est/ovest. Una situazione che ormai non ha più niente a che vedere con la Cortina di Ferro e l’anti-comunismo, e neanche con il benessere e la felicità della gente comune. È ovvio che l’Ucraina dovrebbe far parte dell’UE: possono dare un grande contributo, e la loro economia funzionava prima che fosse introdotto il capitalismo da casinò suggerito da esperti occidentali. Forse anche la Russia un giorno entrerà nell’UE, perché no? E l’Ucraina non dovrebbe litigare con il suo vicino orientale. Putin non piace a tutti, certo, ma i Russi non sono nemici degli Ucraini: al contrario, in molti casi (e anche nella mia famiglia) ci sono amicizie e parentele che trascendono il confine.

Il cinismo e l’ipocrisia con cui alcuni politici hanno cercato di sfilacciare questa stoffa antica e delicata mi riempie di rabbia e disperazione. La storia della Russia si è intrecciata con quella dell’Ucraina dal nono secolo in avanti, e la stessa cosa è avvenuta tra le gente comune. Le persone sono etnicamente ‘pure’ solo in qualche paradiso fascista.

In realtà, Kiev era in origine la capitale del Kievan Rus’, uno stato slavo proto-russo del Medioevo, ma si trovò a essere troppo vulnerabile durante le invasioni mongole; per questo, la corte e il centro amministrativo fu trasferito a nord, a Mosca, regione che finì per diventare dominante. Le lingue del nord si separarono da quelle del sud, ma rimasero sorelle: chi le parla si capisce a vicenda, perché queste lingue sono più vicine tra loro di quanto lo siano l’italiano e lo spagnolo. Molte persone, come la mia famiglia, parla Surzhyk, una mescolanza tra le due. Nel corso dei secoli diciassettesimo e diciottesimo, la parte occidentale dell’Ucraina fu annessa all’impero polacco, che impose il Cattolicesimo a una popolazione prevalentemente ortodossa. E nel diciannovesimo secolo questa regione, la Galicia, e la sua città principale, Lviv, appartenevano all’Impero Austro-Ungarico. Non sorprende, quindi, che la fede cattolica continui a essere prevalente, e che le persone sentano una forte affinità con l’occidente. In un certo senso, questo tiro alla fune tra Polonia e Russia continua tutt’ora, perché la Polonia è tra le voci più forti di coloro che vogliono l’Ucraina nell’UE. Capita che i Polacchi chiamino gli Ucraini ‘Polacchi dell’Est’; i Russi, ‘Piccoli Russi’.

Alla fine della seconda guerra mondiale, quando Churchill e Stalin si incontrarono a Yalta per definire il nuovo ordine mondiale, agli Ucraini nati all’ovest che erano rifugiati o ostarbeiter del Terzo Reich (come la mia famiglia) fu permesso di restare a ovest, mentre coloro che venivano da più a est furono spinti indietro, e spesso si ritrovarono nei gulag. Per questo motivo gli Ucraini che vivono in Europa occidentale provengono quasi tutti dalla parte occidentale del paese, sono cattolici e sostengono, in prevalenza, le proteste di Maidan.

Ma la seconda guerra mondiale ha lasciato anche un’altra traccia sanguinosa sull’Ucraina. In Galicia aveva sede il famigerato movimento filo-nazista Esercito Insurrezionale Ucraino, il cui leader, Stepan Bandera, era considerato un eroe da alcuni nazionalisti ucraini (tra cui mio nonno materno) e un fascista antisemita da altri (tra cui mio zio paterno).

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Le perdite inimmaginabili subite durante la seconda guerra mondiale, che viene ancora definita ‘la grande guerra patriottica’, in Russia e nell’Ucraina orientale (un membro del nuovo governo ucraino ha cercato di bandire questo termine), spiegano anche l’amarezza che si respira per le strade. Più di venti milioni di cittadini sovietici hanno perso la vita nella guerra contro il fascismo – un sacrificio inconcepibile. Per questo, l’ostilità contro i neofascisti si infiamma molto facilmente. La guerra è stato un momento chiave nella storia dell’Ucraina orientale, così come la carestia causata da Stalin negli anni ’30 ha marcato l’Ucraina occidentale. Nel 2006, le autorità di Lviv hanno eretto una statua di Bandera nel centro cittadino, e questo ha provocato un’ondata di proteste nell’est del paese. E sono proprio i discendenti spirituali di Bandera a celarsi dietro le violenze organizzate delle proteste di Maidan. Sarebbe ingiusto dipingere l’intero movimento con il pennello fascista, dato che molti manifestanti erano semplicemente cittadini comuni stanchi dalla corruzione dilagante dell’ex regime; i poteri occidentali, tuttavia, dovrebbero essere molto cauti, perché potrebbero trovarsi a sostenere forze neonaziste. O forse, dato che i loro cecchini e le loro molotov sono filo-occidentali, li stiamo già accettando come alleati.

Quindi? Cosa succederà adesso? Secondo me, niente. Ci saranno grandi parate di palloni gonfiati, e un enorme spreco di parole. Saranno mostrati i muscoli che sempre si mostrano, e si muoverà qualche pezzo di macchinario da qui a lì. Alcune signore cleptocratiche di entrambi i paesi dovranno rimandare i loro acquisti da Harrods e Gucci. Ma per i banchieri, gli oligarchi e gli affaristi del petrolio, tutto andrà avanti senza problemi: hanno ancora saldo il controllo di larghe parti di Londra. E, tutto è bene quel che finisce bene, i loro figli potranno continuare a usufruire delle scuole private migliori del mondo a prezzo ridotto, perché i contribuenti britannici, molto generosamente, le classificano come ‘organizzazioni benefiche’.

Spero tanto di avere ragione, perché l’unica altra alternativa è la guerra civile: persone che si massacrano nelle strade e causa di qualche idea di etnia costruita a tavolino. E tutto è preferibile a una tale prospettiva, persino un po’ di ipocrisia e vuota retorica.